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| Toy Story 3 funziona innanzitutto perché si rivolge a diverse fasce d'età. C'è lo spettatore bambino, che magari ha visto in DVD i primi due episodi, oppure scopre solo ora il mondo di Toy Story, e lo spettatore adolescente che è cresciuto con il protagonista. Pur avendolo perso di vista per anni, come si perde di vista un giocattolo, ora lo incontra nuovamente, come si incontra un amico di infanzia. E le cose stanno cambiando nella vita di entrambi. Anche lo stile narrativo ha subìto degli importanti aggiornamenti: il lirismo del primo episodio, già affievolitosi nel secondo, qui, benché rimanga elemento fondamentale nell'intreccio, lascia ampio spazio a sequenze dinamiche, avventurose, a momenti di comicità matura (basti pensare alla coppia Ken e Barbie) senza tuttavia mai scadere nel banale o nel grottesco (errore imputabile, invece, alla maggior parte delle produzioni DreamWorks). Purtroppo dalla colonna sonora di Randy Newman spariscono anche diversi temi portanti dei film precedenti. Inoltre l'idea di trasformare i momenti canori dei primi classici Disney in accompagnamenti di sottofondo (a mo' di cantastorie) di cui la Pixar si servì nel primo Toy Story, qui, forse per il timore di annoiare il target ormai maturo, ha campo solo a testa e coda della pellicola. Fenomenale la sequenza d'apertura, aggiornamento in chiave hollywoodiana dell'overture di Toy Story. Discutibile la scelta dei nuovi talent al doppiaggio. Voto: **** ANDREW SEAS
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